Sono passati 40 anni da quando il Center for Mindfulness dell’Università di Worcester, fondato dal biologo e scrittore statunitense Jon Kabat-Zinn, ha iniziato la sua attività di ricerca e applicazione di numerosi programmi e protocolli mindfulness based.
L’interesse per la mindfulness da parte della comunità scientifica ad oggi si è tutt’altro che esaurito e continuano ad aumentare ricerche e pubblicazioni sulla sua applicazione, in svariati ambiti clinici e non solo, che ne illustrano la natura multidimensionale e le importanti implicazioni per la salute fisica e psicologica.
Il significato della parola mindfulness si riferisce ad uno stato mentale che ha a che fare con particolari qualità dell’attenzione e della consapevolezza. Mindfulness è piena presenza, mente e corpo uniti, nel qui ed ora, che origina dalla capacità di portare intenzionalmente l’attenzione, in modo non giudicante, ai fenomeni interni ed esterni che si manifestano nel momento presente. Deriva da un’antica pratica meditativa, la Vipassana, basata sulla respirazione, la postura e sulla direzione dell’attenzione, che ci insegna a vivere consapevolmente, nel momento presente, riportando armonia ed equilibrio tra mente e corpo.
La pratica della mindfulness assume due forme fondamentali: la pratica informale e la pratica formale. Le pratiche informali sono tutte quelle attività quotidiane, di qualsiasi tipo e durata, che decidiamo di trasformare in momenti di consapevolezza come lavare i piatti, rifare il letto, preparare un pasto, ecc. Le pratiche formali invece sono quelle la cui durata è scandita da un inizio e da una fine, e dove, solitamente, vi sono istruzioni chiare da seguire come ad esempio il body scan o la meditazione camminata.
La mindfulness è una tecnica che viene sempre più integrata in molti approcci psicologici. Può risultare un utile alleato in un percorso terapeutico oppure rappresentare un intervento terapeutico a se stante come, ad esempio, nel caso dei protocolli MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) o MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy).
Ma prima di tutto, la mindfulness può entrare a far parte della vita di ognuno di noi come un approccio alla vita, una modalità di essere.
Le pratiche di consapevolezza sono, infatti, abilità che possiamo apprendere, allenare e utilizzare in molti ambiti della nostra quotidianità.
Alcuni dei benefici del vivere mindful sono:
- aumento delle capacità di gestione dell’ansia
- riduzione di pensieri negativi e rimuginazioni
- riduzione dello stress
- potenziamento di attenzione e memoria
- diminuzione della reattività emotiva
- rafforzamento del sistema immunitario
- aumento delle capacità relazionali
- miglioramento dello stato di benessere soggettivo
Attenzione però a non focalizzarci sul risultato finale distraendoci in questo modo dal processo, da ciò che conta, il qui e ora. Dobbiamo, infatti, sganciarci dalle aspettative e vivere il momento presente così com’è.
Essere mindful significa non essere attaccati al passato o rivolti verso il futuro, ma avere un atteggiamento aperto momento per momento, nei confronti di ciò che accade. Per far questo bisogna evitare di rimanere aggrappati al desiderio di un determinato risultato e lasciare che sensazioni, pensieri ed emozioni, piacevoli o spiacevoli, scorrano, così come sono, senza cercare di scacciarli o trattenerli.
Promuovere qualità come consapevolezza, accettazione e non giudizio ci permetterà di riscoprire il senso profondo e l’importanza di stare bene e vivere in armonia con se stessi, gli altri e il mondo che ci circonda.
La consapevolezza e la presenza mentale sono prima di tutto un’esperienza e solo facendone esperienza si può iniziare a comprenderne veramente il significato. Non ci resta dunque che provare a porre attenzione a ciò che sta succedendo, fuori e dentro di noi, con un atteggiamento curioso, aperto e non giudicante.
Proprio qui ed ora.